Torna alle News La vita e il culto dei Santi Medici
26/09/2008 - Oggi, 26 settembre, la Chiesa festeggia la memoria dei Santi Martiri Cosma e Damiano. È una data importante per la nostra comunità parrocchiale, che celebra solennemente la festa liturgica dei Santi. Infatti da tempo immemorabile presso la Parrocchia S. Gennaro opera la Pia Associazione “Santi Medici Cosma e Damiano”, che ne custodisce il culto. Un culto che verso la metà dello scorso secolo si è assai accresciuto, estendendosi a tutta la città, tanto che oggi le due feste in onore dei Santi Medici, quella liturgica (26 settembre) e quella esterna (seconda domenica di ottobre), richiamano devoti da tutta la città.
Riportiamo di seguito alcune note storiche sulla vita e sul culto dei Martiri, affinchè la loro coraggiosa testimonianza di fede sia di monito ai cristiani di oggi, che spesso vivono un cristianesimo ammorbidito ed incoerente.
I Santi Medici vissero nei primi secoli dell’era cristiana. È difficile perciò trovare testimonianze coeve che forniscano notizie storiche sulla loro biografia. Sicuramente la loro santità doveva essere già nota quando erano in vita, e la loro fama si accrebbe ulteriormente in seguito al crudele martirio. È probabile che poco dopo, parallelamente allo sviluppo del culto, le testimonianze scritte e orali furono raccolte in biografie più complete, spesso arricchite da notizie prive di fondamento, finalizzate ad accrescere la fede di coloro che in Cosma e Damiano vedevano un modello di coraggio e carità cristiana.
A seguito del Concilio Vaticano II le vite di molti Santi furono riviste e decurtate di quegli aspetti fantastici e leggendari che poco o nulla avevano di reale e storico. È ciò che avvenne per la biografia dei Santi Medici: esistono sufficienti notizie storiche per decretare che siano realmente esistiti e che abbiano vissuto eroicamente la fede, ma molti episodi delle loro biografie non trovano riscontri documentari. Non significa che tali episodi non siano realmente accaduti, ma semplicemente che non abbiamo prove sufficienti per affermare il contrario.
Fatta questa necessaria premessa, nel racconto della biografia dei nostri Santi possiamo partire dal testo pubblicato nel volume IV della Biblioteca Sanctorum, nella quale si riportano le notizie storiche accertate criticamente dopo la revisione di tutti gli scritti riguardanti Cosma e Damiano, pubblicato nel 1964:
«Cosma e Damiano, Santi Martiri. Essi subirono il martirio a Ciro, città episcopale di Teodoreto (m. 458 d.C.), che li ricorda e li chiama illustri atleti di Cristo e generosi martiri».
Qui si esauriscono le notizie suffragate da fonti coeve, e la storia è contenta. Ma i devoti giustamente vogliono saperne di più. Pertanto è necessario attingere ad altre fonti successive considerando gli aspetti per cui esse sono concordi e scartando le notizie inverosimili o palesemente leggendarie.
Gli autori antichi asseriscono che Cosma e Damiano nacquero nella seconda metà del III secolo nella città di Egea o Aigai in Cilicia (attuale Ayas degli Armeni, Turchia), regione convertitasi presto al cristianesimo a seguito della predicazione di S. Paolo. Appartennero ad una famiglia nobile che professava clandestinamente la religione cristiana. Il padre, di cui nessun autore tramanda il nome, morì martire in età giovane, lasciando la moglie Teodora, o secondo altri autori Teodata, e cinque figli: Cosma, Damiano, Antimo, Leonzio ed Euprepio. I testi più antichi si limitano ad asserire che Cosma e Damiano fossero fratelli, mentre testi più recenti specificano che fossero anche gemelli. Teodora educò i figli alla religione cristiana, cosa che equivaleva destinarli al martirio, dal momento che in quel periodo nell’Impero Romano venivano periodicamente ordinate persecuzioni contro i cristiani. I fratelli Cosma e Damiano divennero dei veri modelli di pietà cristiana, e per meglio servire il prossimo si dedicarono allo studio della medicina. Probabilmente si recarono in Siria e forse in Alessandria, dove si trovavano le più rinomate scuole di medicina di Teofrasto e Galeno. La seconda in particolare era bene accolta dalla Chiesa, perchè affermava che ogni organismo è costruito secondo un piano fissato da un Ente Supremo, e che il corpo altro non è se non lo strumento dell’anima.
Al ritorno in patria i due fratelli si dedicarono all’apostolato tra i bisognosi. Essendo nobili e molto ricchi, si dedicavano alla cura dei malati senza chiedere alcun compenso, cosa che molto colpì la gente del tempo. Per questo i due Santi sono appellati “anargiri”. Essi univano la cura delle malattie con la preghiera, ottenendo spesso guarigioni inspiegabili più con l’intercessione presso Dio che con l’esercizio dell’arte medica. Accresciutosi il loro potere taumaturgico, malati da tutto il circondario si recavano ad Egea per farsi guarire dai languori più insanabili del corpo, trovando anche la salvezza dell’anima, poichè, trovandosi guariti, si convertivano alla fede cristiana. Alcune leggende narrano un episodio della vita di Cosma e Damiano, che pur non essendo provato storicamente, è assai esemplare per descrivere il loro operato: una nobildonna di nome Palladia, aveva sperperato tutte le ricchezze alla ricerca di un rimedio che la salvasse da un male incurabile. Decise infine di rivolgersi ai Santi Fratelli, che la sanarono con medicamenti e preghiere. Volendosi sdebitare, la donna li supplicò perchè accettassero almeno un compenso simbolico, ma essi rifiutarono. Quella, addolorata per non poter ripagare la carità dimostratagli, preso in disparte Damiano, di animo più sensibile e arrendevole, lo incalzò affinchè accettasse almeno tre uova di gallina. Il Santo, per delicatezza, fu costretto infine a cedere, suscitando le ire del fratello, dal carattere più deciso e severo che, profetizzando il martirio imminente, disse che non avrebbe voluto condividere la tomba con lui dopo la morte.
Il 17 settembre del 284 d.C. fu eletto imperatore Diocleziano. In un primo momento si mostrò tollerante verso i cristiani, per acquistarsi la simpatia di tutti i sudditi. Ma poco dopo, la sua politica cambiò: egli infatti ordinò periodiche persecuzioni contro i cristiani. Durante una di queste persecuzioni, i due gemelli furono denunciati e arrestati assieme ai fratelli più piccoli: Antimo, Leonzio ed Euprepio. Essi furono processati innanzi al prefetto Lisia, uomo crudele e sanguinario, e ammisero di professare la fede cristiana. Lisia, con le lusinghe, tentò in un primo momento di dissuaderli, istigandoli a rinnegare la fede in Gesù per salvarsi la vita. Ma i fratelli, impassibili, continuavano a dichiarare la loro fede noncuranti del pericolo. Allora Lisia, adirato, ordinò che fossero flagellati: legati mani e piedi e distesi al suolo, furono crudelmente battuti con fruste e pettini di ferro. Furono poi ricondotti innanzi al prefetto, il quale ancora li minacciò di morte se non avessero rinnegato la fede nel Crocifisso Risorto, ma essi rifiutarono ancora. Allora Lisia decretò che fossero giustiziati per decapitazione, la pena riservata ai nobili: con coraggio, scortati dagli aguzzini, i cinque fratelli furono condotti nella pubblica piazza, dove diedero estrema testimonianza di fede pregando per gli uccisori, mentre le loro teste, una ad una, cadevano sotto la mannaia.
Giorno, anno e luogo del martirio
Sull’anno del martirio sorgono dei dubbi: secondo alcuni autori la data più certa è quella del 287, perchè in quel periodo la carica di proconsole della Cilicia era detenuta da un tale Lisia, ed in quell’anno vi fu una persecuzione. Nel 290, infatti, vi fu un’altra persecuzione, ma i documenti del tempo attestano che prefetto di Egea era un tale Simplicio, e non più Lisia. Secondo altri studiosi l’anno del martirio è il 303, quando ebbe luogo la più lunga e sanguinosa persecuzione contro i cristiani: probabilmente Lisia avrebbe potuto essere rieletto alla carica di proconsole per quell’anno. Allo stesso modo vi sono dubbi sul giorno del martirio: la tradizione tramanda che essi passarono al cielo il 27 settembre, giorno in cui fu dedicata la loro Basilica a Roma. Ma non essendovi nulla di certo, con la riforma del calendario liturgico seguita al Concilio Vaticano II, la loro memoria fu trasferita al 26 settembre, perchè il 27 settembre fu riservato alla memoria di S. Vincenzo de Paoli, salito al cielo in quel giorno.
Un ulteriore dubbio sorge per quanto riguarda il luogo del martirio. Infatti il brano tratto dal vol. IV della Biblioteca Sanctorum, riporta che «subirono il martirio a Ciro», ma altre fonti antiche riportano che i cinque fratelli furono martirizzati nella città natale: Egea di Cilicia. Sta di fatto che nel 562 le ossa dei Santi Medici e dei Fratelli Martiri erano sepolte nella città di Cyr (Ciro), in Siria, come testimoniato dal Vescovo Procopio, il quale in quel periodo era ancora vivente.
Leggende e miracoli
Le varie “Passio” dei Santi Medici decorano il racconto del martirio con altri episodi miracolosi. In particolare vi sono due episodi ripetuti in tutte le “Passio”, talmente ricorrenti che probabilmente sono realmente accaduti, o almeno hanno un fondamento reale. Li riportiamo di seguito.
Dopo essere stati flagellati, i cinque fratelli furono condannati a morire per annegamento, e precipitati nel mare legati mani e piedi: ma implorando Dio, uscirono salvi dal mare, slegati dalle funi da angeli inviati dal Padre Celeste. Osservato il prodigio, Lisia pensò che i fratelli avessero poteri occulti e praticassero la stregoneria e la magia nera. Allora ordinò che fossero gettati in una fornace ardente: ma i fratelli, nel mezzo delle fiamme, pregavano e glorificavano Dio, mentre il fuoco non provocava neanche una bruciatura alla loro carne. Usciti illesi dalla fornace, consumarono il martirio per decapitazione.
Le “Passio” narrano anche altri episodi, su cui però non sono concordi: ad esempio, tra i vari supplizi subiti dai fratelli, vi è l’episodio delle frecce. Furono legati a dei pali e bersagliati dai soldati di Lisia con frecce di archi, che però, cambiando traiettoria, tornavano verso i soldati. Lo stesso accadde con le pietre, quando tentarono di lapidarli.
Le reliquie
Sotto il Pontificato di S. Gregorio Magno, Pontefice dal 590 al 604, i cinque corpi santi furono riesumati dal sepolcro di Ciro in Siria e traslati a Roma presso la grande Basilica eretta in loro onore da Papa Felice IV. Successivamente gran parte delle ossa si sparse in tutto il mondo cristiano: Germania, Francia, Italia, Spagna, Malta. In Italia molte località vantano il possesso di reliquie del corpo dei Santi Fratelli Cosma, Damiano, Antimo, Leonzio ed Euprepio: Venezia, Verona, Amalfi, Bologna, Imola, Campobasso, Tagliacozzo (Abruzzo). La città più vicina che custodisce parte del corpo dei Santi è Bitonto, a 18 Km da Bari, dove la terza domenica di ottobre si svolge la celeberrima “sagra” dei Santi Medici Cosma e Damiano che richiama fedeli da tutto il meridione. Ivi infatti si custodiscono due ossa delle braccia dei gemelli Cosma e Damiano.
Numerosi sono i miracoli attribuiti ai Santi. Già tra i secoli IV e V a Costantinopoli fu eretta una grande Basilica dedicata ai Santi Cosma e Damiano dall’imperatore Giustiniano, il quale era stato miracolato dai due gemelli. Qui nacque il rito dell’ “incubazione”: i malati venivano lasciati di notte in basilica, dove si addormentavano, per dare la possibilità ai Santi Medici di compiere interventi e guarigioni nel sogno. Oggi questo rito non esiste più, ma annualmente i miracolati si recano nella vicina Bitonto per donare ex voto, descrivendo dettagliatamente visioni notturne o apparizioni reali dei due giovani fratelli che visitano i malati operando guarigioni inspiegabili, come accadeva in passato col rito dell’ “incubazione”.
* Notizie tratte dal volume “Leggendo la vita dei Santi Medici Cosma e Damiano” di Mons. Domenico Vacca, Arti Grafiche Favia, Bari, 1982.
Pietro Angione
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