Torna alle News Anticipi della quaresima...
30/12/2009 - Forse la nostra Confraternita è la più attiva del territorio cittadino: mai un momento di pausa, mai un periodo in cui si può chiudere la saracinesca della nostra sede e apporre il cartello “chiuso per ferie”. Anche perchè proprio ad agosto, nel momento in cui tutti vanno in vacanza, noi siamo tutti li, in chiesa, a venerare la nostra Madonna: amministratori, consorelle, fedelissimi… e il resto del mondo in campagna a gustare l’anguria.
E poi siamo una Confraternita, mi si passi il termine, di “alternativi”. Cioè mentre tutto il mondo cristiano celebra la preparazione al Santo Natale, noi ci prepariamo per la quaresima con la tradizione de “la frasche de Criste all’Ůerte”.
Ad iniziare dallo scorso 21 novembre un manipolo di confratelli appassionati si aggira per l’agro cittadino alla ricerca dei tre rami d’ulivo che rappresenteranno il Getsemani in occasione del primo venerdì di quaresima, del sepolcro, e soprattutto della processione. Vengono scelti numerosi rami di diverse varietà di olive. La più comune, la “quarataine”, è quella che resiste di più, e generalmente finisce ogni anno per addobbare la statua. Ma le più ricercate sono le “nostrale”, che sono esteticamente più belle ma anche più delicate, tanto che sistematicamente non resistono fino alla settimana santa e vengono perciò scartate, con gran dispiacere del proprietario che non solo perde un forte quantitativo di olive e dunque di olio, ma non vede neanche realizzato il suo sogno di vedere in processione il Cristo pregare davanti alla sua frasca. Ovviamente vi sono tante altre qualità di olive meno diffuse e dal nome dialettale impronunciabile e difficilmente traducibile, ma anche queste non resistono alle gelate invernali, maturano e cadono entro la quaresima. E così capita ogni anno che, con grande dispiacere degli amministratori, il Cristo agonizzerà davanti ad un albero di “quarataine”…
I rami vengono trattati con potenti antinsetticidi e coperti con sacchi di iuta, una fibra naturale ricavata da piante delle Tigliacee, che lasciano passare l’aria ma non la luce, col risultato che si blocca la fotosintesi clorofilliana e i frutti rimangono “congelati” in quella fase del ciclo biologico senza maturare. Per i rami terminali, quelli più alti che vengono posti come tronco davanti alla statua, “le cheppale”, vengono utilizzate retine oppure “rachene”. I sacchi vengono invece usati per i rami penduli, “re penneisce”, quelli che sulla statua dondolano spaventosamente e spaccano la schiena ai portatori: un vero atto di penitenza portare a spalla Gesù nell’orto, che batte come peso tutte le altre statue della Settimana Santa.
Dopo l’ultima spruzzata di insetticida sui sacchi o sulle “rachene” si passa ad un’altra campagna.
Il nostro agro presenta terreni assai diversi quanto a composizione. Vi sono terre più argillose, sabbiose, sassose. E ogni terreno fornisce particolari caratteristiche alle piante anche riguardo la resistenza alle intemperie; perciò si coprono frasche in tutto l’agro: dal confine con Bitonto a quello con Terlizzi e quello con Bisceglie. Questo anche perchè se a Bitonto dovesse ad esempio nevicare, è probabile che a Bisceglie non nevichi, quindi almeno le frasche di Bisceglie dovrebbero resistere. Insomma ogni anno è “un terno al lotto”, ma di fronte alla preoccupazione che tutte le olive cadano, capita spesso di ascoltare la saggia risposta dei nostri anziani contadini che con sguardo bonario e quel sorriso che ha qualcosa di malizioso rispondono: “non ti preoccupare, non è mai capitato che il Cristo sia uscito senza frasca…”.
Poi c’è la dimensione più umana dell’appartenenza alla Confraternita: lo stare insieme a persone che la sanno lunga sulla vita, che sanno ad occhio distinguere il ramo che resisterà, e quello che probabilmente troveremo rinsecchito, quello che di più si adatta alla statua e alla posizione dell’angelo, e quello che non è opportuno trattare con l’insetticida o coprire. Insomma è un momento di crescita per tante nuove leve che imparano dai più grandi ad amare e comprendere la natura attraverso la saggezza dei contadini, consapevoli del fatto che in futuro, saranno loro a coprire le frasche…
Pietro Angione
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