Torna alle News 7 agosto: il dogma dell’Assunta
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10/08/2010 - Nel 60° della sua proclamazione, si è inteso, quest’anno, approfondire il significato teologico e il percorso storico del dogma dell’Assunzione.
Mons. Domenico Amato, professore di Teologia, su invito della Confraternita è intervenuto volentieri alla celebrazione eucaristica di sabato 7 agosto, nella chiesa che lo ha visto muovere i primi passi verso Cristo e, successivamente, giovane sacerdote.
Dopo la messa mons. Amato ha tenuto una interessantissima conferenza sul dogma. O meglio, si è trattato di una riflessione dai toccanti spunti che, a tratti, lasciavano trasparire una intensa devozione mariana del relatore, spingendo gli auditori, rapiti dalla descrizione accurata del mistero mariano, a restare “inchiodati” ai banchi dell’aula assembleare.
Cos’è un dogma? Qual è il percorso che ha portato alla proclamazione del dogma dell’Assunzione? Che significa che la Madonna è stata assunta in Cielo in anima e corpo?
Il dogma mariano trova definitiva conferma il 1° novembre 1950, su iniziativa di Pio XII (papa Pacelli), sollecitato da un intenso fervore mariano iniziato verso la metà del secolo precedente, e alimentato dalle apparizioni di Lourdes e Fatima, oltre che da tantissime altre di minore richiamo, e dalla proclamazione, nel 1854, del dogma del Concepimento Immacolato di Maria.
Dicesi dogma un punto cardine della dottrina cristiana, rivelato da Dio attraverso la tradizione e la scrittura, e fissato dal Magistero infallibile della Chiesa.
Il tentativo di “inquadrare” l’antichissima credenza dei fedeli circa la glorificazione integrale (anima e corpo) di Maria, nasce nel medioevo: come Maria è salvata da Cristo? Cristo ha salvato tutti i battezzati dal peccato originale attraverso il sacrificio della croce, e dalla morte eterna attraverso la Risurrezione, ma per Maria l’azione redentrice porta i suoi frutti in maniera anticipata: Maria nasce senza peccato originale (dogma dell’Immacolata), e non conosce la distruzione nel sepolcro, entrando nel Regno dei Cieli con il proprio corpo (dogma dell’Assunzione).
Stabiliti questi punti, la credenza popolare ha potuto venerare la Madonna come “Assunta” dedicandole chiese, confraternite, basiliche, cattedrali… ma nel ‘900 comincia a intensificarsi la richiesta, a più voci, di una definizione precisa. Nel 1946, papa Pacelli inviò l’enciclica “Deiparae Virginis” a Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi, chiedendo un parere sulla definibilità del dogma, ottenendo unanime parere affermativo.
Fu interpellato anche mons. Achille Salvucci, Vescovo di Molfetta, che rispose affermativamente poggiandosi sui seguenti punti:
- la tradizione patristica dal IV secolo;
- la concordanza tra tradizione occidentale e orientale;
- la voce concorde del popolo, attraverso cui si manifesta lo Spirito Santo. A Molfetta menziona la Cattedrale, dedicata dal XII secolo all’Assunta, la Confraternita dell’Assunta, esistente dai primi dell’800, la tradizione di recitare il rosario e accendere i lumini la notte del 15 agosto.
Quattro anni dopo, raccolte le testimonianze dei Principi della Chiesa, Pio XII potè procedere con sicurezza alla proclamazione alla presenza, tra gli altri, dello stesso Salvucci.
La definizione è molto vaga circa le modalità… Maria è morta? E’ morta martire, o di morte naturale? Oppure è stata direttamente assunta in Paradiso? Ma è molto precisa circa il destino finale: Maria gode della beatitudine celeste sia con l’anima che col corpo.
Dopo la morte del Figlio Maria viene accolta da Giovanni a Gerusalemme, e lì conclude l’esistenza terrena: sul monte degli ulivi, nella valle di Giosafat, vi è la sua tomba vuota, del 1° secolo, scoperta dallo studioso Bellarmino Bagatti, che presenta tracce di culto dal secondo secolo.
Nel secondo secolo, inoltre, la liturgia Giudeo-cristiana, celebrava già il “transito” di Maria, come primizia della risurrezione carnale di tutti i battezzati, espressa nell’arte attraverso l’iconografia della “Dormitio Virginis”.
Infine mons. Domenico Amato ha colto l’occasione per descrivere il dogma attraverso l’arte “verzelliana”, che trova la massima espressione nella nostra “Assunta”. Maria nella sua umanità (la veste rossa che fuoriesce dalle maniche della sopraveste) è preservata dal peccato originale e immacolata (sopraveste bianca) attraverso la redenzione di Cristo, che Ella ha portato in grembo (la cintura di colore rosso, colore del sangue sparso da Cristo, che la Vergine porta ai fianchi). Maria ha lo sguardo fisso in Dio, conservando in cielo l’atteggiamento di preghiera (il velo sul capo che, nonostante non sia legato e nonostante il vento, rimane al suo posto). Maria è la “tutta santa”, rivestita della gloria divina (il mantello azzurro che riveste il corpo). Anche gli angeli Le fanno festa…
La statua rispecchia la relazione con la Trinità… Il manto azzurro è la gloria del Padre, la cinta rossa è la redenzione del Figlio, il vento che la accarezza rendendo gli abiti aderenti alle membra è la presenza impercettibile dello Spirito Santo.
Mons. Amato ha concluso esprimendo l’atteggiamento del fedele innanzi all’Assunta: la contemplazione del mistero che ci vedrà, alla fine dei tempi, avvolti nella totalità della nostra natura umana dall’amore della Santissima Trinità.
Pietro Angione
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