Venerdì Santo
Nel 1838 l’Arciconfraternita di Santo Stefano deliberò di affidare le prime quattro statue della processione dei Misteri ad altrettante Confraternite, e si ritiene che in quel periodo sia stata invitata al corteo la Confraternita dell’Assunta per condurre il Gesù nell’Orto.
I Confratelli dell’Assunta si fecero carico di un simulacro ritenuto tra i più ponderosi tra quelli che sfilano durante le processioni pasquali: si tratta infatti di un gruppo statuario di pregevole fattura, composto dall’immagine di Gesù che prega di fronte ad un rigogliosissimo ramo di ulivo, inginocchiato su un grande masso di pietra, immortalato nell’istante in cui appare in mezzo alle fronde un angelo che gli porge un calice, simbolo della Passione. La statua è ispirata alla scena della preghiera nell’orto degli ulivi descritta dall’evangelista Luca, l’unico che nel suo racconto annota la presenza nel giardino del Getsemani di un angelo consolatore.
La statua attuale, a differenza degli altri quattro simulacri, che furono scolpiti attorno al XVI secolo, risale al 1859, quando lo scultore G. Larocca lo intagliò sul modello di quello antico, ormai completamente danneggiato dal tarlo.
I confratelli attendono con trepidazione il momento della processione del Venerdì Santo. Alle 2,30 si ritrovano presso la sede ed indossano l’abito confraternale, impugnano candele e mazza processionale e si incamminano verso la chiesa di Santo Stefano. Entrati in chiesa, addobbano per l’ultima volta la statua del Gesù nell’Orto con i rami definitivi che verranno portati in processione. Quando alle 3,30 la banda intona le note della marcia Il Pescatore, un brivido assale i confratelli: tornano alla mente i ricordi delle processioni passate, dei confratelli che solo un anno prima avevano assistito all’evento e che sono venuti a mancare, delle processioni fallite per la pioggia e dei tempi passati in cui quel rito si svolgeva identico, e all’apparire della sagoma del Gesù nell’Orto si viene assaliti da una profonda commozione interiore. Il corteo processionale si snoda per il centro antico, e nel frattempo le prime luci dell’alba pongono fine a quella poesia: i volti divengono riconoscibili, si spengono le candele ed i lineamenti della città sembrano riportare al terzo millennio. Sono ore lunghe e faticose: i portatori procedono con il loro peso sulle spalle, dondolando al ritmo della grancassa du têmmùrrë, seguiti dal Priore e dagli Assistenti.
Dopo alcune ore la sede della Confraternita viene aperta per accogliere quanti hanno la necessità impellente di rifocillarsi: vengono offerti gustosi pizzarelli col tonno e vino rosso offerto dal Priore in carica; periodicamente qualche sacerdote si avvicina per guidare la recita del Santo Rosario ed il canto del Vexilla. Intanto gli otto portatori si alternano a gruppi di quattro nella conduzione della statua per tratti di strada stabiliti, le cosiddette bombe, termine derivante dalla forma dei lampioni della luce elettrica presenti sulla strada, in corrispondenza dei quali i confratelli delle due quadriglie poggiano l’immagine sulle forcelle e si scambiano nella conduzione della statua. Sino ai primi anni novanta dello scorso secolo la Confraternita dell’Assunta non divideva la processione del Venerdì Santo in tratti, ma tre quadriglie si alternavano nel reggere a turno la statua di Gesù nell’Orto dall’uscita al rientro. Ma il peso della statua, unito alla lunghezza del percorso, spinse i confratelli a dividere la processione in due tratti, in modo che venissero coinvolti anche altri confratelli come portatori. Recentemente, in seguito alla crescita del numero degli iscritti, il numero dei tratti è stato portato a tre.
Il tempo sembra scorrere veloce, e verso mezzogiorno si giunge di nuovo nei pressi della chiesa per il rientro. Il Gesù nell’Orto giunge davanti al portale e si ferma accanto ad esso rivolto verso i fedeli, in attesa dell’arrivo delle altre statue. Dopo il rientro di Gesù Morto, le altre statue rientrano nell’ordine inverso a quello processionale, rivolte verso la folla, dondolando alle note della Marcia Funebre Palmieri. Dopo aver visto l’albero frondoso scomparire nell’ombra della chiesa ed il portale chiudersi come per sancire la fine del sacro rito, i confratelli si riversano presso la sede. Dopo qualche minuto il Priore arriva circondato da uno stuolo di confratelli, agitando il folto ramo di Gesù nell’Orto come un trofeo. Questo viene suddiviso in ramoscelli ricchi di olive che vengono donati ai vari confratelli, i quali li custodiscono come preziosissime reliquie. |